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Stefano Medas
L’ancora Trotman
L’inquadramento tipologico e
cronologico dell’ancora Trot-
man risulta decisamente meno
complicato rispetto a quanto
abbiamo visto per la famiglia
delle Ammiragliato. Trattan-
dosi di un brevetto, ha infatti
una data di nascita ufficiale e
anche il periodo di tempo in
cui restò in uso risulta essere
abbastanza ben definito (FIG.
Fig. 12. Ancora Trotman con ceppo di legno (primo tipo), in posizione di 12).
presa (da Curryer 1999). Il primo brevetto di un’ancora
con marre basculanti risale però al 1838 e si deve a William Porter, il quale seguì probabil-
mente un modello brevettato nel 1822 da William Henry Piper. Successivamente intervenne
John Trotman, sviluppando in particolare le palme raccordate ad arco e dotate di un “corno”
(FIG. 13), proseguendo così dal 1846 il lavoro, non privo di controversie legali (Webster 1844:
195-213), già iniziato dallo zio James Honiball, per giungere infine al brevetto del 1852, l’anno
in cui la sua ancora partecipò all’Anchor Trial ottenendo
il punteggio più alto tra le otto in concorso (Cotsell
1856: 26-29, 45-88; Upham 1983: 21-22; Curryer 1999:
77-83). Inizialmente era dotata di ceppo di legno, che
venne presto sostituito con il ceppo di ferro mobile.
La principale particolarità della Trotman era quella di
avere le marre basculanti, costituite da un unico ele-
mento ad arco con al centro un foro, in cui era inseri-
to il perno che lo collegava alla forcella appositamente Fig. 13. Palma dell’ancora Trotman, di forma
realizzata all’estremità del fuso. Grazie a questa carat- arcuata con “corno” (da Cotsell 1856).
teristica, quando una delle due marre penetrava nel se-
dimento del fondo facendo presa, l’altra andava con la palma a spingere contro il fuso, ri-
ducendo così la sua altezza al di sopra dello stesso piano di fondo. Grazie alla loro forma
arcuata con “corno”, le palme all’estremità delle marre determinavano, secondo l’intenzione
del costruttore, un duplice vantaggio: una miglior presa della marra penetrata nel sedimento
e un minor intralcio della marra rimasta fuori. Negli ancoraggi in basso fondale e in zone
soggette a forti escursioni di marea, condizioni che si incontravano di frequente nei porti
britannici e, più ingenerale, in quelli del Nord Europa, veniva così ridotto il rischio che la
prua dello scafo finisse per danneggiarsi urtando contro l’unghia superiore, per esempio, di
una classica Ammiragliato, la cui marra libera risultava indubbiamente più alta sul piano di
fondo. Inoltre, la forma arcuata delle palme, prive di spigoli vivi e di appigli, aiutava a mante-
nere l’ancora “pulita”, riducendo in misura considerevole il rischio che le gomene, così come
altri cavi di servizio che potevano trovarsi distesi sul fondo, andassero ad attorcigliarsi e ad
incattivirsi sulla marra libera; non incontrando impedimenti decisi, le cime potevano infatti
scivolare sulle palme, liberandosi da sole sotto la semplice trazione del cavo. Accadeva invece
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