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Alain Rosa

  Dal mare al museo. La vicenda di un recupero

                                            Alain Rosa

                   (Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna)

Da quando l’uomo è andato per mare ha iniziato a seminare ancore ovunque. Sappiamo
           che nei fondali delle nostre coste e non solo, sono presenti ancore di ogni forma
           e grandezza; molte di esse sono state recuperate, molte altre giacciono ancora in
fondo al mare a perenne memoria di un naufragio o di un abbandono.
Oltre alle numerose ancore di diverse dimensioni e tipologie recuperate nel tempo lungo la
fascia costiera emiliano-romagnola, che da Goro arriva fino a Cattolica, alcune delle quali
custodite nei depositi di vari enti, in questo articolo si illustrano la vicenda ed il lavoro svolti
per il recupero dei due esemplari ora conservati a Cattolica1.
Dopo un’attività di recupero ed un intervento di restauro, voluto dal Museo La Regina con
il contributo del Rotary Club Rimini Riviera e del Rotary Club Riccione Cattolica, vengono
ad aggiungersi alla collezione museale altri due particolari reperti recuperati diversi anni
fa: due ancore in ferro di diversa fattura, che dal giorno del loro sbarco furono depositate
all’interno del piccolo giardino monumentale della Capitaneria di Porto di Rimini.
La maggior parte delle ancore proviene spesso da ritrovamenti e recuperi casuali, effettuati
da motopescherecci le cui reti a strascico, raggiungendo considerevoli profondità, vanno ad
impigliarsi in quelle parti affioranti dal fondale come le marre o il ceppo permettendone
di conseguenza il recupero, come in questo caso. Le due ancore sono state consegnate alle
autorità portuali in virtù dell’art. 510 del Codice della Navigazione e all’introduzione all’art.
10 com. 1 lett. i del Nuovo Codice per i Beni Culturali, che identifica tali manufatti come
patrimonio culturale dello Stato e quindi li sottopone a tutela per la loro riconosciuta valenza
storica, archeologica, e demoantropologica.
Il presente lavoro ha come scopo quello di illustrare questo particolare strumento di bordo,
a cui spesso si dà poca importanza, evidenziando, attraverso i riferimenti bibliografici e i
diversi reperti recuperati, quanto anche in questo particolare tratto di costa dell’Adriatico
vi sia stata nei secoli una importantissima attività navale, confermando l’importanza che
assunsero militarmente ed economicamente il tratto di costa e gli insediamenti costieri
allora presenti.
Strutture architettoniche come antiche torri costiere di guardia, pezzi di artiglieria, parti
strutturali lignee di grosse navi e le numerose ancore fino ad oggi recuperate ne sono le
testimonianze, il più delle volte portate in luce in modo casuale.

1	 Colgo l’occasione per ringraziare la CCPP di Rimini, nella persona del T.V. Guido Galvani, il personale del
Museo della Regina, la Dott.ssa Luisa Stoppioni, Claudia Mengoni, Annamaria Benucci, Giovanni Ubalducci, il sig.
Antonio Chiriatti, Esposito Barardinelli Luigi, per la disponibilità profusa e per la collaborazione nel compimento di
questa azione di tutela

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